Un passo indietro per farne 100 in avanti. E' questo il senso profondo di "Futuro Antico": un paradosso che, come ha spiegato il Maestro Branduardi, riassume la sua attività di riscoperta del patrimonio culturale musicale del nostro paese.
La mia giornata è iniziata con il lavoro quotidiano nella mia seconda città, Padova. D'accordo con il mio capo ufficio decido di uscire 15 minuti prima del solito per affrontare il viaggio con più tranquillità e fuori dal traffico delle 18. Ad aspettarmi fuori dalla ditta presso cui lavoro trovo il mio amico Paolo, già complice degli ultimi miei due concerti del Maestro. Saliti in auto di li a breve ci troviamo all'imbocco dell'autostrada che ci avrebbe portati a Mestre, prima tappa di questo viaggio particolare.
La mia previdenza riguardo all'orario di partenza si dimostra subito vincente perché la strada si rivela scorrevole. Troviamo subito il parcheggio in quanto qualche giorno prima avevamo studiato con cura ogni nostra mossa. Caricato lo zaino con il necessario per il viaggio ci rechiamo alla fermata dell'autobus che ci avrebbe portati alla seconda tappa del viaggio: piazzale Roma a Venezia. Come tutti sanno la caratteristica principale della città lagunare è quella di sorgere tutta al più sopra delle palafitte e degli isolotti uniti da ponti e altre costruzioni dell'uomo. Osservando dal satellite la città si scopre che l'unico punto di accesso via terra a questa città è il ponte della Libertà. L'autobus infatti intraprende questo percorso, così affascinante dal punto di vista panoramico. Per me era come scivolare sull'acqua perché sia a destra che a sinistra c'era il mare. In ogni momento si poteva vedere in lontananza lo scorcio della città, che per secoli ha dominato i mari con la sua potenza e i suoi commerci. Scendiamo dall'autobus e con una certa tranquillità ci incamminiamo verso il teatro Malibran, dove si sarebbe svolto lo spettacolo tanto desiderato.
La città è davvero splendida. Camminare lungo quelle calli è come fare un tuffo nel passato più remoto. Un certo senso di serenità si infonde in me mano a mano che mi avvicino alla tappa finale. Anche il freddo mi sembra meno pungente di quello che è in realtà e la stanchezza del giorno viene in parte alleviata. Il tragitto si rivela un vero e proprio pellegrinaggio verso un luogo di pace e tranquillità rispetto alla vita frenetica di tutti i giorni.
Non passa molto tempo che raggiungiamo il teatro Malibran. Nonostante il nostro anticipo davanti alla biglietteria ancora chiusa troviamo una piccola folla di persone in attesa di prenotare o di ritirare i propri biglietti precedentemente acquistati. E' in questo momento che attira la mia attenzione una signora che mi saluta per nome. La stanchezza ha un po' allentato i miei sensi ma riesco a riconoscerla quasi subito. Si trattava di un'amica, Nicoletta, conosciuta tramite Facebook. Questo mi fa capire che il mio sforzo di convincerla a partecipare all'evento non è stato affatto vano.
Una volta sbrigata la faccenda dei biglietti non ci resta che attendere l'apertura delle porte del teatro. L'entrata principale consiste in una porta di vetro attraverso la quale si potevano vedere gli organizzatori dell'evento intenti agli ultimi preparativi. All'interno di questa vetrata noto ad un certo punto una presenza nota a noi appassionati del Maestro: il batterista Davide Ragazzoni. Deduco che in questa serata avrebbe assistito allo spettacolo in veste di spettatore.
Finalmente scatta l'ora prevista per l'apertura delle porte e subito ci accingiamo ad entrare insieme alla folla che si era formata nell'attesa di quel momento.
L'emozione sale e le parole iniziano a mancarmi di fronte alla bellezza del luogo. I muri, la tappezzeria, i lampadari e tutto il resto mi fanno viaggiare con la mente in un lontano passato quasi dimenticato. Con la mente vedo i signori dell'epoca con parrucche della prima metà del 1600 accingersi a prendere posto in attesa di uno spettacolo di musica di fine rinascimento. Lo scenario reale non è molto diverso in questo caso, a parte le parrucche!
Salita qualche rampa di scale ci troviamo nella balconata. Essa consiste in una serie di poltrone disposte a gradinate, in modo tale da agevolare la visuale del palco. I nostri posti erano i numeri 2 e 3 della fila H. Scopro con mia grande sorpresa che, nonostante non fossimo nelle prime file, la visuale era davvero splendida. L'unico mio dubbio era sull'acustica ma sarei stato soddisfatto una volta iniziato il concerto.
Nell'attesa dell'inizio dello spettacolo approfitto per darmi uno sguardo intorno. E' davvero uno spettacolo unico trovarsi in un luogo simile. Le decorazioni, i lampadari, il palco mi riportano ancora una volta al passato con i signori dell'epoca in attesa dell'inizio dello spettacolo.
Non manca molto tempo che il teatro inizia a riempirsi di moltissima gente di ogni età.
Alle 20.30 circa si presenta sul palco una rappresentante dell'evento che ci accoglie. Lo spettacolo, ricorda, era organizzato in collaborazione con il famoso Casinò di Venezia. Ci annuncia che lo spettacolo avrebbe avuto come parte introduttiva l'esecuzione di alcuni brani di un gruppo di musicisti locali, con un repertorio popolare ma di un periodo più recente rispetto a quello che avrebbe trattato poi il Maestro.
Dopo una mezz'oretta passata ascoltando il repertorio così particolare di questo gruppo locale arriva finalmente il momento tanto atteso.
Il sipario, precedentemente chiuso dopo l'uscita del gruppo, si riapre facendo apparire dal nulla l'intera Ensemble Scintille di Musica. L'effetto è stato davvero straordinario e la gente reagisce di conseguenza lasciandosi ad andare ad un caloroso applauso. Ed è in quel momento che fanno la loro comparsa Angelo Branduardi, vestito elegantemente con il frak, e Francesca Torelli, entrando rigorosamente dalla parte sinistra del palco, come sempre preferisce fare il Maestro.
E da qui in poi è stata un'emozione sempre crescente e le parole non riescono a descrivere come vorrei quello che ho provato. Cercherò in ogni caso di fare del mio meglio per poter rendervi partecipi.
Il primo brano presentato è stato "Il ballo de' Paggi". Parte il timpano e poco dopo segue l'intera orchestra con un brano in pieno stile rinascimentale. L'effetto è davvero straordinario. La bravura dei musicisti si nota subito e già da subito l'adrenalina raggiunge livelli alti. Il brano, spiegherà Angelo subito dopo, è stato lo stesso che inaugurò, a metà del 1600, lo stesso teatro Malibran, che all'epoca si chiamava teatro Grimani. Il successo fu tanto grande che il brano venne usato in varie occasioni per inaugurare anche altri teatri.
Quello che segue è il brano introduttivo del precedente album "Viva sempre", ed è qui che capisco subito una cosa: per quanto un cd sia di qualità mai riuscirebbe ad esprimere al meglio un'esecuzione dal vivo come questa. Sembrava quasi di sentire un altro brano. I musicisti ci mettono del loro lasciandosi andare a piccole improvvisazioni, note come diminuite, e Angelo si dimostra da subito molto carico, confermando quello che disse tempo addietro Davide riguardo alla sua energia ritrovata da poco.
Seguono moltissimi altri brani e mi è difficile in questo momento ricordarli tutti quanti. Quello che posso dire è che sono stati eseguiti quasi tutti i brani del nuovo disco e ci sono state esecuzioni anche di qualche brano del disco precedente come "Gli amanti morescano", esecuzione davvero straordinaria ed emozionante per me. Ogni brano è sempre preceduto da una spiegazione arricchita da qualche battuta tipica dell'umorismo del Maestro. Questo fatto si è notato i modo particolare quando ha presentato brani con al centro il tema della donna amata. Spesso si tratta di storie con finale un po' tragico come la morte del protagonista o la sorte bizzarra di uno che si fa frate. L'emozione cresceva sempre più durante il concerto e Angelo si è lasciato andare in più di un'occasione saltellando e dirigendo l'orchestra. Ad un certo punto dirà che la Musica antica è come l'argenteria impolverata, una volta lucidata torna come nuova. Non è Musica monotona, anzi, è molto energica e invita addirittura a danzare a chi se la fosse sentita perché quella musica si può anche danzare. Dirà anche che lo spazio che questa musica prende è molto più ampio di quella attuale e quindi richiede un ascolto diverso da quello dello zapping su radio quotidiano che riduce alla fine la musica come il rumore del traffico.
La particolarità più grande di questo concerto è sicuramente la presenza di un'orchestra di strumenti d'epoca autentici. Spiccano strumenti particolari come la ghironda, uno dei pochi e autentici strumenti di origine europea. Dirà che essa veniva spesso utilizzata durante i pellegrinaggi e la sua caratteristica forma a scatola fungeva anche da dispensa per i panini. Altro strumento molto particolare è il cornetto protagonista del bellissimo "Laudate Dominum" di Monteverdi. Altra cosa interessante che Angelo dirà al pubblico è che molti strumenti presenti lì e, di conseguenza, molti di quelli attuali che ne derivano, sono di origine orientale, una delle poche belle cose che hanno portato le crociate.
Il momento più emozionante per me e di certo anche per Angelo stesso è stato quando ha presentato le due versioni di "Damigela tutta bella". Questa è nata come una poesia e due grandi Musicisti dell'epoca, Claudio Monteverdi e Vincenzo Calestani, decisero di musicarla. La prima versione che viene presentata è quella di Monteverdi. Risulta essere molto vivace e assume la forma particolare della strofa seguita dal ritornello musicale.
Credo però che se Calestani fosse stato presente in quel momento si sarebbe messo anch'egli a battere le mani come il pubblico ha fatto durante la sua versione. Un'esplosione di musica. Si leggeva sul volto di Angelo la felicità pura di chi ha finalmente potuto dare sfogo alla sua più grande passione. Si è messo a saltare e a seguire la musica agitando le braccia e incitando il pubblico a battere le mani. Mano a mano che il brano proseguiva l'adrenalina in sala si alzava veramente a livelli altissimi e tutti battevano le mani. Il brano finisce con un tripudio di applausi. E' stato così apprezzato che, poco dopo, ci concede il bis. Ed è a questo punto che si nota la bravura dell'orchestra. L'improvvisazione con le diminuite si rivela in tutta la sua bellezza. Angelo si scatena ancora più di prima e la gente reagisce con altrettanta energia battendo le mani durante tutta l'esecuzione.
L'orchestra lascia la sala e tutti pensano che il concerto sia finito. Io, conoscendo Angelo, resto fermo sul mio posto perché so che non era finita lì. Infatti restano Angelo e Francesca Torelli. Vengono eseguiti 3 brani solo con il liuto e la voce di Angelo: "Come again" e "Si dolce è il tormento" da "Futuro Antico III" e "Cara Nina" dal quarto capitolo della serie. La dolcezza della della voce di Angelo e del suono del liuto infondono serenità e tranquillità alla gente in sala, una preparazione al finale che si sarebbe presentato subito dopo.
Torna l'orchestra. I 10 componenti prendono posto e il gran finale è un'esplosione di gioia e adrenalina. "Viva sempre" viene suonato per la seconda finendo in un mare di applausi e con Angelo che ringraziava tutti urlando e regalandoci profondi inchini.
Dopo più di due ore di concerto lasciamo il teatro stanchi ma felici e consapevoli di aver assistito a qualcosa di unico e meraviglioso.
E' stato per me come un viaggio nel passato. Ho compreso che è questa la vera e autentica Musica che potrebbe costruire il nostro futuro. Angelo lo ha capito da molto tempo e io ho cominciato a capirlo da qualche tempo. Un passo indietro per farne 100 in avanti. La strada è ancora lunga ma di certo qualche passo questa sera lo abbiamo fatto.
Grazie Angelo per la magia che ci hai regalato e grazie alla bravura ed energia che ha diffuso l'Ensemble Scintille di Musica. Conserverò gelosamente nel cuore questa giornata come una delle più affascinanti ed emozionanti testimonianze che la Musica può lasciare nell'anima delle persone che la sanno capire.
Grazie ancora.
Andrew
31 Gennaio 2009.
La mia giornata è iniziata con il lavoro quotidiano nella mia seconda città, Padova. D'accordo con il mio capo ufficio decido di uscire 15 minuti prima del solito per affrontare il viaggio con più tranquillità e fuori dal traffico delle 18. Ad aspettarmi fuori dalla ditta presso cui lavoro trovo il mio amico Paolo, già complice degli ultimi miei due concerti del Maestro. Saliti in auto di li a breve ci troviamo all'imbocco dell'autostrada che ci avrebbe portati a Mestre, prima tappa di questo viaggio particolare.
La mia previdenza riguardo all'orario di partenza si dimostra subito vincente perché la strada si rivela scorrevole. Troviamo subito il parcheggio in quanto qualche giorno prima avevamo studiato con cura ogni nostra mossa. Caricato lo zaino con il necessario per il viaggio ci rechiamo alla fermata dell'autobus che ci avrebbe portati alla seconda tappa del viaggio: piazzale Roma a Venezia. Come tutti sanno la caratteristica principale della città lagunare è quella di sorgere tutta al più sopra delle palafitte e degli isolotti uniti da ponti e altre costruzioni dell'uomo. Osservando dal satellite la città si scopre che l'unico punto di accesso via terra a questa città è il ponte della Libertà. L'autobus infatti intraprende questo percorso, così affascinante dal punto di vista panoramico. Per me era come scivolare sull'acqua perché sia a destra che a sinistra c'era il mare. In ogni momento si poteva vedere in lontananza lo scorcio della città, che per secoli ha dominato i mari con la sua potenza e i suoi commerci. Scendiamo dall'autobus e con una certa tranquillità ci incamminiamo verso il teatro Malibran, dove si sarebbe svolto lo spettacolo tanto desiderato.
La città è davvero splendida. Camminare lungo quelle calli è come fare un tuffo nel passato più remoto. Un certo senso di serenità si infonde in me mano a mano che mi avvicino alla tappa finale. Anche il freddo mi sembra meno pungente di quello che è in realtà e la stanchezza del giorno viene in parte alleviata. Il tragitto si rivela un vero e proprio pellegrinaggio verso un luogo di pace e tranquillità rispetto alla vita frenetica di tutti i giorni.
Non passa molto tempo che raggiungiamo il teatro Malibran. Nonostante il nostro anticipo davanti alla biglietteria ancora chiusa troviamo una piccola folla di persone in attesa di prenotare o di ritirare i propri biglietti precedentemente acquistati. E' in questo momento che attira la mia attenzione una signora che mi saluta per nome. La stanchezza ha un po' allentato i miei sensi ma riesco a riconoscerla quasi subito. Si trattava di un'amica, Nicoletta, conosciuta tramite Facebook. Questo mi fa capire che il mio sforzo di convincerla a partecipare all'evento non è stato affatto vano.
Una volta sbrigata la faccenda dei biglietti non ci resta che attendere l'apertura delle porte del teatro. L'entrata principale consiste in una porta di vetro attraverso la quale si potevano vedere gli organizzatori dell'evento intenti agli ultimi preparativi. All'interno di questa vetrata noto ad un certo punto una presenza nota a noi appassionati del Maestro: il batterista Davide Ragazzoni. Deduco che in questa serata avrebbe assistito allo spettacolo in veste di spettatore.
Finalmente scatta l'ora prevista per l'apertura delle porte e subito ci accingiamo ad entrare insieme alla folla che si era formata nell'attesa di quel momento.
L'emozione sale e le parole iniziano a mancarmi di fronte alla bellezza del luogo. I muri, la tappezzeria, i lampadari e tutto il resto mi fanno viaggiare con la mente in un lontano passato quasi dimenticato. Con la mente vedo i signori dell'epoca con parrucche della prima metà del 1600 accingersi a prendere posto in attesa di uno spettacolo di musica di fine rinascimento. Lo scenario reale non è molto diverso in questo caso, a parte le parrucche!
Salita qualche rampa di scale ci troviamo nella balconata. Essa consiste in una serie di poltrone disposte a gradinate, in modo tale da agevolare la visuale del palco. I nostri posti erano i numeri 2 e 3 della fila H. Scopro con mia grande sorpresa che, nonostante non fossimo nelle prime file, la visuale era davvero splendida. L'unico mio dubbio era sull'acustica ma sarei stato soddisfatto una volta iniziato il concerto.
Nell'attesa dell'inizio dello spettacolo approfitto per darmi uno sguardo intorno. E' davvero uno spettacolo unico trovarsi in un luogo simile. Le decorazioni, i lampadari, il palco mi riportano ancora una volta al passato con i signori dell'epoca in attesa dell'inizio dello spettacolo.
Non manca molto tempo che il teatro inizia a riempirsi di moltissima gente di ogni età.
Alle 20.30 circa si presenta sul palco una rappresentante dell'evento che ci accoglie. Lo spettacolo, ricorda, era organizzato in collaborazione con il famoso Casinò di Venezia. Ci annuncia che lo spettacolo avrebbe avuto come parte introduttiva l'esecuzione di alcuni brani di un gruppo di musicisti locali, con un repertorio popolare ma di un periodo più recente rispetto a quello che avrebbe trattato poi il Maestro.
Dopo una mezz'oretta passata ascoltando il repertorio così particolare di questo gruppo locale arriva finalmente il momento tanto atteso.
Il sipario, precedentemente chiuso dopo l'uscita del gruppo, si riapre facendo apparire dal nulla l'intera Ensemble Scintille di Musica. L'effetto è stato davvero straordinario e la gente reagisce di conseguenza lasciandosi ad andare ad un caloroso applauso. Ed è in quel momento che fanno la loro comparsa Angelo Branduardi, vestito elegantemente con il frak, e Francesca Torelli, entrando rigorosamente dalla parte sinistra del palco, come sempre preferisce fare il Maestro.
E da qui in poi è stata un'emozione sempre crescente e le parole non riescono a descrivere come vorrei quello che ho provato. Cercherò in ogni caso di fare del mio meglio per poter rendervi partecipi.
Il primo brano presentato è stato "Il ballo de' Paggi". Parte il timpano e poco dopo segue l'intera orchestra con un brano in pieno stile rinascimentale. L'effetto è davvero straordinario. La bravura dei musicisti si nota subito e già da subito l'adrenalina raggiunge livelli alti. Il brano, spiegherà Angelo subito dopo, è stato lo stesso che inaugurò, a metà del 1600, lo stesso teatro Malibran, che all'epoca si chiamava teatro Grimani. Il successo fu tanto grande che il brano venne usato in varie occasioni per inaugurare anche altri teatri.
Quello che segue è il brano introduttivo del precedente album "Viva sempre", ed è qui che capisco subito una cosa: per quanto un cd sia di qualità mai riuscirebbe ad esprimere al meglio un'esecuzione dal vivo come questa. Sembrava quasi di sentire un altro brano. I musicisti ci mettono del loro lasciandosi andare a piccole improvvisazioni, note come diminuite, e Angelo si dimostra da subito molto carico, confermando quello che disse tempo addietro Davide riguardo alla sua energia ritrovata da poco.
Seguono moltissimi altri brani e mi è difficile in questo momento ricordarli tutti quanti. Quello che posso dire è che sono stati eseguiti quasi tutti i brani del nuovo disco e ci sono state esecuzioni anche di qualche brano del disco precedente come "Gli amanti morescano", esecuzione davvero straordinaria ed emozionante per me. Ogni brano è sempre preceduto da una spiegazione arricchita da qualche battuta tipica dell'umorismo del Maestro. Questo fatto si è notato i modo particolare quando ha presentato brani con al centro il tema della donna amata. Spesso si tratta di storie con finale un po' tragico come la morte del protagonista o la sorte bizzarra di uno che si fa frate. L'emozione cresceva sempre più durante il concerto e Angelo si è lasciato andare in più di un'occasione saltellando e dirigendo l'orchestra. Ad un certo punto dirà che la Musica antica è come l'argenteria impolverata, una volta lucidata torna come nuova. Non è Musica monotona, anzi, è molto energica e invita addirittura a danzare a chi se la fosse sentita perché quella musica si può anche danzare. Dirà anche che lo spazio che questa musica prende è molto più ampio di quella attuale e quindi richiede un ascolto diverso da quello dello zapping su radio quotidiano che riduce alla fine la musica come il rumore del traffico.
La particolarità più grande di questo concerto è sicuramente la presenza di un'orchestra di strumenti d'epoca autentici. Spiccano strumenti particolari come la ghironda, uno dei pochi e autentici strumenti di origine europea. Dirà che essa veniva spesso utilizzata durante i pellegrinaggi e la sua caratteristica forma a scatola fungeva anche da dispensa per i panini. Altro strumento molto particolare è il cornetto protagonista del bellissimo "Laudate Dominum" di Monteverdi. Altra cosa interessante che Angelo dirà al pubblico è che molti strumenti presenti lì e, di conseguenza, molti di quelli attuali che ne derivano, sono di origine orientale, una delle poche belle cose che hanno portato le crociate.
Il momento più emozionante per me e di certo anche per Angelo stesso è stato quando ha presentato le due versioni di "Damigela tutta bella". Questa è nata come una poesia e due grandi Musicisti dell'epoca, Claudio Monteverdi e Vincenzo Calestani, decisero di musicarla. La prima versione che viene presentata è quella di Monteverdi. Risulta essere molto vivace e assume la forma particolare della strofa seguita dal ritornello musicale.
Credo però che se Calestani fosse stato presente in quel momento si sarebbe messo anch'egli a battere le mani come il pubblico ha fatto durante la sua versione. Un'esplosione di musica. Si leggeva sul volto di Angelo la felicità pura di chi ha finalmente potuto dare sfogo alla sua più grande passione. Si è messo a saltare e a seguire la musica agitando le braccia e incitando il pubblico a battere le mani. Mano a mano che il brano proseguiva l'adrenalina in sala si alzava veramente a livelli altissimi e tutti battevano le mani. Il brano finisce con un tripudio di applausi. E' stato così apprezzato che, poco dopo, ci concede il bis. Ed è a questo punto che si nota la bravura dell'orchestra. L'improvvisazione con le diminuite si rivela in tutta la sua bellezza. Angelo si scatena ancora più di prima e la gente reagisce con altrettanta energia battendo le mani durante tutta l'esecuzione.
L'orchestra lascia la sala e tutti pensano che il concerto sia finito. Io, conoscendo Angelo, resto fermo sul mio posto perché so che non era finita lì. Infatti restano Angelo e Francesca Torelli. Vengono eseguiti 3 brani solo con il liuto e la voce di Angelo: "Come again" e "Si dolce è il tormento" da "Futuro Antico III" e "Cara Nina" dal quarto capitolo della serie. La dolcezza della della voce di Angelo e del suono del liuto infondono serenità e tranquillità alla gente in sala, una preparazione al finale che si sarebbe presentato subito dopo.
Torna l'orchestra. I 10 componenti prendono posto e il gran finale è un'esplosione di gioia e adrenalina. "Viva sempre" viene suonato per la seconda finendo in un mare di applausi e con Angelo che ringraziava tutti urlando e regalandoci profondi inchini.
Dopo più di due ore di concerto lasciamo il teatro stanchi ma felici e consapevoli di aver assistito a qualcosa di unico e meraviglioso.
E' stato per me come un viaggio nel passato. Ho compreso che è questa la vera e autentica Musica che potrebbe costruire il nostro futuro. Angelo lo ha capito da molto tempo e io ho cominciato a capirlo da qualche tempo. Un passo indietro per farne 100 in avanti. La strada è ancora lunga ma di certo qualche passo questa sera lo abbiamo fatto.
Grazie Angelo per la magia che ci hai regalato e grazie alla bravura ed energia che ha diffuso l'Ensemble Scintille di Musica. Conserverò gelosamente nel cuore questa giornata come una delle più affascinanti ed emozionanti testimonianze che la Musica può lasciare nell'anima delle persone che la sanno capire.
Grazie ancora.
Andrew
31 Gennaio 2009.